Lo Steri - Palazzo Chiaromonte è uno dei luoghi simbolo della città di Palermo.
Al suo interno racchiude, infatti, ben sette secoli di storia!
Visitando lo Steri potrete scoprire la Sala delle Armi, uno degli ambienti principali dell'antica residenza medievale, un tempo destinata ad accogliere le pubbliche udienze.
Ai piani superiori troverete la Sala Magna (o sala dei Baroni) arricchita da un prezioso soffitto ligneo decorato con scene di storia medievale. Sono visitabili inoltre le Carceri dei Penitenziati, risalenti alla fine del Cinquecento, che ospitavano i prigionieri del Tribunale del Sant’Uffizio.
I restauri compiuti nei primi anni del Novecento, hanno riportato alla luce i graffiti realizzati dai prigionieri sulle pareti delle celle: dipinti e segni carichi di sofferenza con scritte in italiano, in dialetto, in latino e perfino in inglese.
Una testimonianza storica unica al mondo, segno tangibile di quella che fu la barbarie dell’Inquisizione spagnola in Sicilia.
Un' imponente sala ospita infine la celebre opera del pittore bagherese Renato Guttuso, "La Vucciria", posta al centro di un allestimento immersivo arricchito da una suggestiva installazione sonora.
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Orario
Aperto tutti i giorni con visite accompagnate da un operatore specializzato
- dal 1 marzo al 31 ottobre dalle ore 9:00 alle 20:00 ultimo ingresso ore 19:00
- dal 1 novembre al 28 febbraio dalle ore 9:00 alle 18:00 ultimo ingresso ore 17:00
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Chiusura
15 maggio 2023 per allerta meteo
- Web Steri - Palazzo Chiaromonte
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Caratteristiche
- Accessibile
- Audioguida scaricabile
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Accessibilità
Parzialmente accessibile a persone con mobilità ridotta
- LA STORIA DELLO STERI
La realizzazione del palazzo fu avviata da Giovanni Chiaromonte nella prima metà del XIV secolo e fu dimora di Manfredi I, conte dell’immenso e potente feudo di Modica.
Il luogo dell’edificazione, nel quartiere della Kalsa, era stato prescelto per la vicinanza al mare e la qualità del suolo edificabile: un costone roccioso limitrofo al porto, dinanzi all’ansa coperta da acquitrini nella zona su cui oggi sorge piazza Marina. La nobile famiglia raggiunse l’apogeo del potere con Manfredi III, ammiraglio, vicario e duca di Gerba, che tra gli anni Settanta e Ottanta del XIV secolo commissionò lo straordinario soffitto ligneo della Sala Magna, un vero trattato di storia medievale restaurato e restituito nella sua meraviglia, a fine 2019, poco prima dello scoppiare della pandemia. Ma i Chiaromonte non durarono a lungo: dopo l’arrivo in Sicilia del re Martino il Giovane, del padre Martino il Vecchio e della regina Maria, la famiglia fu spodestata e nel 1392 Andrea Chiaromonte viene accusato di tradimento e decapitato. È la fine della dinastia, Enrico Chiaromonte lascerà per sempre la Sicilia nel 1397.
La residenza era stata concepita come un imponente cubo a tre elevazioni (l’ultima delle quali rimasta incompiuta) con una corte centrale quadrata circondata da un loggiato a due livelli. Dopo la confisca dei beni ai Chiaromonte, il palazzo divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, per venire poi assegnato a nuove funzioni istituzionali. Nei secoli successivi, tra 1601 e il 1782 fu sede dell’Inquisizione spagnola, periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore. Lo Steri viene acquisito, nel 1967 ,dall’Università degli Studi di Palermo, che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti, Roberto Calandra, Camillo Filangeri e Nino Vicari, con la consulenza fino al 1978 (anno della sua morte) di Carlo Scarpa. Scarpa riuscì a firmare un recupero moderno, conservativo, che prevedeva solo materiali compatibili con l’epoca storica e soluzioni geniali per sanare danni causati da interventi precedenti. È lo Steri che appare oggi.
- "LA VUCCIRIA" DI RENATO GUTTUSO
"Il quadro è una sintesi di elementi oggettivi, definibili, di cose e persone: una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra. E vuole essere soprattutto, un segno di gratitudine, a livello delle mie forze, per il grande debito che ho nei confronti della mia città." Renato Guttuso
Renato Guttuso dipinge La Vucciria tra il primo ottobre e il 6 novembre 1974. All’epoca ha 63 anni, vive a Velate e ha bisogno di tener viva la memoria di quel ben di Dio esposto al mercato. Ma gran parte della merce non poteva essere reperita nei mercati lombardi: veniva così incaricato il fido custode Isidoro di caricare la “robba” sul primo aereo per Milano e da Malpensa, viene poi fatta giungere subito in studio. Storie, ricordi di Fabio Carapezza Guttuso, ma La Vucciria sembra veramente nata tra vicoli e le cassette grondanti, su un particolare fondo nero da cui balzano fuori le immagini. È una grande tela quadrata, 3m x 3m, la cui visuale si sviluppa in verticale e alterna l’attenzione dei diversi punti focali ora sui personaggi, ora sulla merce ordinatissima, ora su particolari messi in evidenza. Nella parte alta predominano i rossi e gli arancioni della carne, degli insaccati e della frutta esposta all’interno delle cassette. Nella parte centrale e in quella inferiore, i colori divengono più chiari; a sinistra dominano bianchi, grigi e azzurri del pesce pescato, a destra il verde chiaro e il giallo degli ortaggi, mentre il bianco delle uova richiama l’abito della donna.
La Vucciria è di certo la tela di Palermo, adottata dalla città sin dalla sua nascita, scatenando una guerra tra istituzioni per il suo acquisto, con lettere infuocate tra il Comune e la Regione. Ma fu lo stesso Renato Guttuso a decidere che sarebbe andata all’Università ed esposta allo Steri.
- LE CARCERI DELL’INQUISIZIONE
Alla fine del Cinquecento, Palazzo Chiaramonte divenne sede del Tribunale del Sant’Uffizio. Cominciano una serie di interventi di ampliamento e di trasformazione che, a partire dalle edificazione delle nuove carceri e della porta di accesso da piazza Marina, configurerà una vera e propria cittadella all’interno dello Steri. L’edificio delle carceri, costruito su due piani, fu realizzato in modo semplice e severo quasi a sottolineare il carattere cupo a cui tali ambienti erano destinati. Durante i restauri compiuti nei primi anni del Novecento, lo storico Giuseppe Pitrè riuscì a salvare dalla completa distruzione i graffiti lasciati dai prigionieri dell’Inquisizione in alcune celle delle carceri. Lo studioso palermitano decifrò, sotto diversi strati di intonaco, figure, disegni, iscrizioni e versi, restituendo voce e nome a chi da troppo tempo era stato dimenticato. Il progetto di restauro, avviato nel 2002 e interamente redatto da tecnici dell’Università di Palermo, ha restituito agli ambienti la loro spazialità originaria, liberandoli dalle numerose aggiunte e superfetazioni che nel corso dei secoli ne avevano stravolto l’identità.
Servizi
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Visite
per singoli in calendario
disponibili in Italiano -
Visite
per gruppi su prenotazione [email protected]
disponibili in Italiano, Inglese -
Didattica Scuole
su prenotazione scrivendo a [email protected]
disponibili in Italiano, Inglese
Info aggiuntive
E' possibile visitare il sito solo con visite accompagnate o guidate
Dove
Piazza Marina, 59 - Palermo
Come arrivare
BUS
dalla Stazione centrale linee 103 e 107
Norme di visita
Raccomandato l’uso della mascherina. Maggiori informazioni