Tre serate tematiche e culturali dedicate a un pubblico curioso e appassionato, che potrà immergersi in percorsi narrativi e riflessioni artistiche.
il tema scelto per l’edizione 2025, dal titolo Corpo, mitico, sarà il rapporto tra mito e corpo, esplorato e approfondito da molteplici prospettive attraverso l’intervento di studiosi e specialisti di rilievo, accompagnati da letture sceniche interpretate da attori di primo piano del teatro e del cinema italiano. Il mito analizzato come corpus, raccolta di materiali mitologici, enciclopedia alla quale l’immaginario ha attinto e continua ad attingere, più o meno intenzionalmente. Al tempo stesso il mito è narrazione che mette in scena il corpo umano, le sue pulsioni, i suoi desideri, le immoralità e metamorfosi.
Una ambivalenza incarnata perfettamente dall’eroe eponimo della città. Quell’Ercole non solo furens, preda dunque di furori e imprese leggendarie, ma anche edens, amante dei piaceri della tavola, figura ideale per la commedia attica. È proprio nel contrasto tra il corpo tragico, stilizzato e idealizzato, e quello comico, che esibisce senza pudore ogni pulsione, che si inserisce una delle chiavi di lettura della rassegna.
A partire da queste premesse, il programma si articolerà in una serie di incontri e approfondimenti dedicati a miti-chiave e a paesaggi simbolici, tra cui il mare, reso ancora più evocativo dalla scelta dell’antica spiaggia come nuovo scenario delle serate.
Ogni appuntamento si concluderà con un concerto in dialogo con i temi della rassegna, offrendo al pubblico percorsi musicali originali e mai convenzionali.
Dove
Corso Resina 187 e Via dei Papiri Ercolanesi, Ercolano (NA)
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11settembre
ore 20:00
- Titono e la Sibilla
Narrazioni mitiche delle metamorfosi corporee
Cristiana Franco / Imma Villa
Il corpo non è. Diviene. Si trasforma. Per Ovidio, «tutto muta, niente finisce». La metamorfosi è dunque la condizione stessa del vivente. Ma anche la garanzia – l’illusione – che la vita si prolunghi oltre la morte dell’individuo singolo. Non a caso, l’«archetipo della vita indistruttibile», come lo definisce Karl Kerényi, è Dioniso, il dio dalle identità multiple, il dio metamorfico per eccellenza.
Da quando l’uomo ha cominciato a narrare, i racconti di metamorfosi si sprecano. E non accennano a esaurirsi. Se un tempo si veniva trasformati in animali, piante o minerali, uno dei sogni o degli incubi più ricorrenti del presente è invece quello di diventare una macchina. O di incorporarla. Dipendendo in qualche modo da una protesi, siamo tutti cyborg.
Anche il corpo, peraltro, è un racconto. Un teatro di mutamenti, più o meno volontari. Pensiamo ai messaggi che veicoliamo con i tatuaggi, con gli abiti che indossiamo o con i centimetri di pelle nuda che offriamo con calcolo sapiente allo sguardo degli altri. Per non parlare della frequenza con la quale si ricorre al bisturi per adeguare la nostra fisionomia ad uno standard estetico o semplicemente per fedeltà a una certa immagine di noi.
ore 21:30- Linha de passe
Maria Pia de Vito / voce
Roberto Taufic / chitarra
Roberto Rossi / batteria
Linha de Passe è un progetto di improvvisatori che avanza in cresta tra tradizione musicale brasiliana, napoletana e jazz. Un progetto transculturale dal quale scaturisce una sorprendente organicità, che svela quanto mondi espressivi apparentemente così distanti abbiano in realtà moltissimi elementi in comune: melanconia, lirismo, fatalismo ed altri più squisitamente lessicali e melodici.
- Titono e la Sibilla
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12settembre
ore 20:00
- L’antica spiaggia
Storie di tempeste e naufragi
Sonia Bergamasco / Gennaro Carillo
Da Omero in avanti, il mare ispira paura, soggezione ma anche desiderio. È immagine del deinon: terribile e meraviglioso al tempo stesso. Nell’Odissea si parla di laitma thalasses, dell’abisso del mare. Laitma deriva dall’aggettivo laimos, che significa ‘ingordo’: il mare come fauci spalancate pronte a ingoiare le navi.
Per i Greci, la morte per acqua è ingloriosa, perché cancella l’identità e la memoria dell’annegato. Si spiega così il terrore con il quale si guarda al mare in tempesta. Che tuttavia è anche una scena sublime: natura che incombe, strapotente, vanificando lo sforzo umano di dominarla con la tecnica. C’è poi, secondo Lucrezio, quello strano sentimento di dolcezza che accompagna la contemplazione di un naufragio dalla terraferma: non per sadismo ma perché la lotta impari degli altri con gli elementi consente di meglio apprezzare la propria condizione di sicurezza. Il solo modo di assistere allo spettacolo del sublime senza pagarne le conseguenze.
Ma è sull’insicurezza, sulla precarietà, sul pericolo di esserne inghiottiti, che si fonda il fascino del mare: naufragium feci, bene navigavi. Ecco perché il Conrad della Linea d’ombra detestava la navigazione con motori a propulsione preferendole quella a vela, che conserva un’epicità ancora omerica.
È la chiave che rende memorabili i finali di Gordon Pym e di Moby-Dick: in entrambi un’imbarcazione s’inabissa in un gorgo, in una cataratta, finché il «grande sudario del mare» non ricopre tutto.
Per molti, per troppi, il naufragio e il sudario del mare non sono tuttavia né metafora né letteratura. A loro, e a tutti quelli che salvano vite dall’annegamento, questo incontro è dedicato.
ore 21:30- Corpo, umano
Vittorio Lingiardi / voce narrante
Federica Fracassi / voce recitante
Gianni Forte / regia
Come una visita medica, un film di fantascienza, un pomeriggio d’amore, questo è un viaggio nel corpo.
Il corpo, oggi, è al centro di mille attenzioni, ma di nessuna cura: la medicina lo scompone in oggetti parziali, la vita online lo sottrae alle relazioni toccanti, la politica lo strumentalizza.
Vittorio Lingiardi lo riporta con sensibilità al centro della scena e ci rivela gli organi che lo compongono – dal fegato al cervello, dagli occhi al cuore – con la voce della scienza e del mito, dell’arte e della letteratura. Perché l’unico modo per possedere un corpo è raccontarlo.
- L’antica spiaggia
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13settembre
ore 20:00
- Dioniso al muro
Laura Pepe / Francesco Sirano
Il mito non è solo racconto. È anche motivo iconografico. Oltre che ascoltate e lette, le favole antiche si vedono. E a volte ci guardano, suscitando un effetto non poco perturbante, come nel caso di Leda che tiene gli occhi fissi sull’osservatore, mentre il cigno (Zeus) se la spassa. C’è poi addirittura chi perde la testa per un bassorilievo, trasformandosi da studioso di un mondo morto nell’innamorato di una ‘cosa’ viva: accade nella novella Gradiva di Jensen, che deve la propria fama a un commentatore illustre, Freud.
I muri e i pavimenti di una città come Ercolano offrono all’archeologo e al visitatore un ricco campionario del mito. Una vera e propria enciclopedia. Peraltro, cosa rende così attraente un’enciclopedia – anche per un bambino – se non il connubio di testo e figure?
Tra i molti temi rappresentati a Ercolano, quello di Dioniso gioca un ruolo importante. Con lui Arianna, piantata in Nasso da Teseo…Parlare di Dioniso significa parlare di molto altro. Di invasamento (enthousiasmos), estasi, trance,
del rapporto problematico fra normalità e follia, ma anche delle gradazioni interne alla follia stessa (non sempre cattiva: la mania è benedetta quando procede dal dio). Significa parlare di maschile e femminile, di un culto che viene da lontano e del modo in cui la cultura romana lo fa proprio.
ore 21:30- Roberto Colella in concerto
Roberto Colella / voce, chitarra, pianoforte
Arcangelo Michele Caso / violoncello
Nella cornice senza tempo degli Scavi di Ercolano, la voce, la chitarra e il pianoforte di Roberto Colella si intrecciano al violoncello di Arcangelo Michele Caso per un concerto intimo e vibrante.
Le canzoni di Colella sono storie di vita vera, di amore e di resistenza. Racconti cantati con l’anima, abitati da esseri di un’umanità rara. Insieme, i due artisti daranno voce al silenzio antico delle pietre, trasformandolo in emozione viva.
Un’occasione unica per ascoltare la musica dove il tempo si è fermato e sentire che, forse, non è mai passato davvero.
- Dioniso al muro