Palazzo Merulana, sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestito e valorizzato da Coopculture, è lieto di presentare la mostra Echi del tempo di Zhang Xiaotao, a cura di Andrea Romoli Barberini.
La mostra Echi nel tempo, personale dell’artista cinese Zhang Xiaotao, si terrà a Palazzo Merulana dal 18 luglio al 28 settembre 2025. La mostra, a cura dello storico dell’arte Andrea Romoli Barberini, critico e giornalista professionista e docente di Storia dell’Arte di ruolo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, presenta delle profonde riflessioni per immagini realizzate da Zhang Xiaotao con le tecniche dell’animazione digitale e della pittura sui concetti di tempo, spazio, natura, spiritualità, condizione umana nella società contemporanea senza escludere anche riferimenti ai traumi, alle paure, alle nevrosi collettive.
Gli Echi del tempo sono pertanto da interpretare come il risuonare nella mente dell’artista delle esperienze condotte in diversi momenti e luoghi, anche lontani, della propria vita che assumono attraverso le immagini significati universali.
La particolare declinazione del recupero del racconto di Zhang Xiaotao si fonda su una memoria in cui fatti, situazioni e luoghi del proprio vissuto risuonano e riaffiorano nelle sue opere a immagine fissa o in movimento, come echi del tempo, per il loro carattere emblematico. Opere, quindi, che si fondano su una sorta di memoria, di eventi e momenti, decostruita e parcellizzata che, nel tradursi in immagini dalla forte valenza simbolica, può anche rompere drasticamente il vincolo di verosimiglianza con l’esperienza stessa, per assumere, con l’allegoria, sembianze molto differenti. E in tale transito metamorfico delle sue metafore visive, l’artista mantiene sempre chiara la leggibilità formale e la relativa dimensione narrativa di appartenenza del testo visivo, quasi si trattasse di un presupposto necessario anche per la formulazione di possibili connessioni di senso tra le diverse opere.
Fatte queste premesse, si può anche cedere alla tentazione di osservare una mostra di questo maestro e leggerla come un’opera unica e totalizzante data dalla complessità e dall’articolazione di un unico discorso per immagini, fisse e in movimento, prefigurate come elementi visivi, diversi e separati, quindi potenzialmente autonomi, ma assolutamente correlati tra loro in termini di significato.
I singoli elaborati, quindi, in una fitta trama di rimandi e intrecci di contenuti, possono stabilire tra loro rapporti e corrispondenze per creare un discorso unico che realizza la propria coerenza unitaria complessa nella somma e nell’ideale sedimentazione mnemonica di ciascuna immagine pur in assenza di una unità narrativa di tempo e di luogo.
In altre parole, qui linguaggi e significati, pittura e animazione digitale, anche nelle loro differenze disciplinari, e oggettive e oggettuali autonomie, trovano la possibilità di una ricomposizione organica e inedita dell’originaria decostruzione
delle memorie e, quindi, finiscono con il sommarsi per raggiungere l’unità come tante tessere svincolate di un mosaico che, nella loro ideale e giustapposta ricomposizione, rivelano una palese forma significante, unica e molteplice.
E’ così che traumi, nevrosi, instabilità e disagi collettivi, frutto della rapidità dei cambiamenti in atto nella società globalizzata si palesano, chiaramente espresse o sottilmente evocate, nei quadri e nelle sequenze video di desolati e disabitati scenari postindustriali e suburbani, nelle aggregazioni e nei tracciati ossessivamente percorsi da colonie di insetti e roditori o, ancora, nell’incontrollata proliferazione e ripetitività delle rotte mercantili che sembrano solcare senza sosta cieli e oceani come colture di cellule immerse in soluzioni chimiche. Talvolta inquietanti, le immagini di questo artista si intervallano, sovente, a sacre presenze che sfidano il tempo e l’eternità, portando a volte ben visibili, ma soltanto nei loro santi simulacri materiali, i segni dello stesso logorio che aggredisce l’uomo e la società.
Zhang Xiaotao con la suggestiva e ricercata ambiguità di queste immagini presenta uno stato di fatto dalla valenza personale, collettiva e sostanzialmente planetaria, ma lo fa con una particolare attitudine, quasi con accorta moderazione, senza formulare severi giudizi e inappellabili sentenze.
L’artista si limita, qui, a raccontare discretamente per immagini, a rilevare attraverso il filtro della sua storia, del proprio sguardo e della propria necessità espressiva uno stato di fatto ampiamente condiviso che, garbatamente, interroga e sorprende, seduce e rivela, destabilizza e inquieta. E, serenamente, lascia che ciascuno tragga le proprie conclusioni.
Dove
Via Merulana,121, 000185
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